Chemioterapia e crioconservazione dello sperma

Chemioterapia e crioconservazione dello sperma

La chemioterapia rappresenta una delle armi più efficaci nella lotta contro il cancro, ma può avere effetti collaterali importanti su diversi organi e funzioni del corpo. Tra questi, uno dei più delicati riguarda la fertilità maschile. Comprendere in che modo i trattamenti oncologici possono influire sulla capacità riproduttiva e conoscere le strategie di prevenzione disponibili è fondamentale per permettere ai pazienti di fare scelte consapevoli prima di iniziare la terapia.

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Come la chemioterapia può danneggiare la fertilità maschile

I farmaci chemioterapici agiscono distruggendo le cellule che si dividono rapidamente, una caratteristica tipica delle cellule tumorali. Tuttavia, questo effetto non è selettivo: anche altre cellule sane con un’elevata capacità di divisione, come quelle dei testicoli responsabili della produzione di spermatozoi, possono subire danni.

Il risultato può essere una riduzione temporanea o permanente della spermatogenesi, cioè della produzione di spermatozoi. Alcuni chemioterapici, in particolare gli alchilanti (come la ciclofosfamide o il cisplatino), sono noti per la loro elevata tossicità gonadica. Oltre alla diminuzione del numero di spermatozoi, può verificarsi un’alterazione della loro motilità e morfologia, con conseguente riduzione della fertilità. In alcuni casi, la funzione testicolare può recuperare nel tempo, ma in altri i danni possono essere irreversibili, specialmente quando si usano dosi elevate o combinazioni di farmaci.

Anche l’età, la durata del trattamento e lo stato di salute generale influiscono sulla probabilità di recupero della fertilità dopo la chemioterapia. Per questo motivo, è essenziale affrontare il tema prima dell’inizio delle cure.

La crioconservazione dello sperma: una soluzione per il futuro

Una delle strategie più efficaci per preservare la fertilità è la crioconservazione del seme. Si tratta di una procedura semplice e sicura che consiste nel raccogliere e congelare campioni di sperma in azoto liquido a -196°C, mantenendoli vitali per molti anni.
Grazie a questa tecnica, un uomo può utilizzare il proprio seme crioconservato in un secondo momento, attraverso tecniche di procreazione medicalmente assistita (come l’inseminazione intrauterina o la fecondazione in vitro), anche se la chemioterapia ha compromesso la sua fertilità naturale.

La crioconservazione viene generalmente effettuata in centri specializzati e dovrebbe essere proposta a tutti i pazienti oncologici in età fertile prima dell’inizio delle terapie.

Un consulto tempestivo con l’oncologo e l’andrologo permette quindi di pianificare al meglio il futuro, senza rinunciare al desiderio di una famiglia.

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